Dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.) il regno seleucide che prese potere sulla regione mesopotamica non riuscì a governare durevolmente il territorio, giacché nella prima metà del secolo II a.C. la dinastia partica degli Arsacidi, guidata da Mithradates I (174-136 a.C.), si impossessò del potere. Dal 144 a.C. Babylon/Babylonia, già principale centro del regno neo-babilonese, divenne partica.
Per lungo tempo l’area fu contesa tra i Parti e i Romani, che ogni volta che tentarono di avanzare nell’interno scatenarono dure offensive dei nemici; Ctesiphon (od. Salmān Pāk, in Iraq), città sul Tigris scelta presto come capitale del regno arsacide, fu ripetutamente conquistata dai Romani nell’epoca repubblicana, ma si trattò sempre di conquiste di breve durata, senza durevoli conseguenze. Un evento invece di portata determinante per le sorti future romane accade a Carrhae nel 53 a.C., quando il politico e comandante militare Marco Licinio Crasso fu ucciso dai Parti, che entrarono in possesso delle aquile delle legioni (Plut. Crass. 31,5-7).
Trascorse più di un secolo e mezzo prima che le milizie romane guidate da un imperatore ritornassero in Mesopotamia, Traiano (98-117), con cui l’Impero raggiunse la sua massima estensione orientale, tra il 114 e il 115 riuscì ad avanzare nel territorio e conquistò in successione i maggiori centri urbani, Nisibis (od. Nusaybin, in Turchia) ed Edessa (od. Urfa, in Turchia), fino alla regione dell’Adiabene e quindi all’occupazione di Ctesiphon nel 116 (Dio Cass. LXVIII 28,2-3).
Nell’ultimo anno del suo impero, Traiano si spinse ancora più a est, fino alla foce dei due fiumi, nel Sinus Persicus (od. Golfo Persico) (Dio Cass. LXVIII 28,2-3). Al ritorno, l’imperatore si rese presto conto della fragilità delle proprie conquiste, in Babylonia, nei principali luoghi conquistati, scoppiarono subito rivolte contro i Romani (Dio Cass. LXVIII 29,4); ordinò di riportare l’ordine con la forza, città come Nisibis, Edessa e Seleucia, poco distante da Ctesiphon, furono rioccupate e, per punizione, incendiate dai Romani.
L’istituzione delle province romane di Assyria e Mesopotamia, a statuto imperiale e quindi amministrate da un legatus Augusti pro praetore, si concretizzò soltanto nel tardo 117, alla morte di Traiano e con l’avvento al potere di Adriano (118-137) (Eutr. VIII 6).
Durante l’impero di Marco Aurelio (161-180) e Lucio Vero (161-166) fu quest’ultimo a consolidare i confini del possesso romano in area mesopotamica, con la deduzione delle colonie romane di Carrhae e Singara (od. Sinğār, in Iraq); cui Settimio Severo (193-211) riuscì ad aggiungere Nisibis e Rhesaena (poi Theodosiopolis)1.
Sulla strada militare a presidio dell’Euphrates i Romani fin dall’imperio traianeo si appropriarono del sito di Doura-Europos, che tuttavia con Lucio Vero, nel 165, fu incluso nella provincia di Syria Coele, rimanendo sotto l’autorità romana soltanto fino al 252; conquistato dai Sasanidi fu infatti subito distrutto e progressivamente abbandonato.
Nonostante la breve durata del luogo, da Doura-Europos provenne una notevole quantità di documentazione papiracea e archeologica, che permise di ipotizzare in esso l’esistenza di un contesto urbano municipalizzato, caratterizzato dalla predominante presenza dell’esercito e in effetti in Doura stanziò la cohors XX Palmyrenorum e divenne nel corso del secolo il più importante presidio romano in prossimità del limes eufratico2.
Si ritiene verisimile che fin dal 195 Settimio Severo stabilì una bipartizione della provincia di Mesopotamia, la parte occidentale con denominazione Oshroene fu affidata al governo di un procurator con sede a Edessa, la parte orientale, con coronimo e forma di governo invariate, ebbe come centro politico-amministrativo Nisibis (CIL XII, 1865).
A metà del secolo III i Sasanidi riuscirono ad imporsi sui Romani, supportati spesso dalla popolazione locale, e molte località si arresero ai nuovi dominatori.
Diocleziano (284-305) diede avvio a una nuova operazione di riconquista, mantenne la bipartizione di epoca severiana, introducendo al governo delle due province due praesides in sostituzione del legatus e del procurator.
La Mesopotamia si ampliò a nord e incluse anche la città di Amida/ad Tygrem (od. Diyārbakıɾ, in Turchia) e il territorio circostante. Come provincia civile ed ecclesiastica, dall’età costantiniana, entrò a far parte della dioecesis Orientis (Not. dign. orient. I 46-47). La capitale della provincia e sede del dux Mesopotamiae, ovvero del governatore in sostituzione del praeses, fu Nisibis, almeno fino alla metà circa del secolo IV, giacché in seguito alla sconfitta di Giuliano (361-363) in guerra contro i Persiani, nel 364 il neo-imperatore Gioviano (363-364) siglò un trattato di pace con gli storici nemici, ai quali consegnò le città di Nisibis, Singara e buona parte dei territori a nord, circostanti Amida (Amm. XXIII 2-3, XXV 7).
La nuova capitale della provincia di Mesopotamia divenne Amida, benché il dux, per ragioni difensive, spostò il proprio quartier generale prima a Constantia/Maximianopolis/Tella, in posizione settentrionale e intermedia tra i due grandi fiumi; in seguito a Dara/Anastasioupolis, una città fortificata fondata dall’imperatore Anastasio I (491-517) – da cui il toponimo – sempre a nord, ma più vicino al confine con i Sasanidi. Con il sovrano sasanide Kavadh si riaprì infatti un periodo di ostilità tra i Persiani e i Romani (502-506) (Proc. Bella I 10,13).
Durante l’impero di Giustiniano I (527-565) scoppiarono due conflitti di ampia portata contro i Persiani, coinvolgenti l’area mesopotamica; in una prima fase, nel 527, Dara fu ulteriormente rinforzata, con la costruzione di nuove fortificazioni. Nonostante ciò fu assediata dai nemici e soltanto nel 530 l’imperatore inviò il generale Belisarius con un ingente esercito per la riconquista della città (Proc. Bella I 13,8). Giustiniano I stabilì inoltre di suddividere il territorio mesopotamico in tre province civili ed ecclesiastiche: nella parte settentrionale l’Armenia IV, nella parte inferiore del Tigris la Mesopotamia e nella parte meridionale l’Osrhoene (Proc. Bella I 17,23-24).
Nel 540 di nuovo Romani e Persiani si scontrarono, con i secondi che tentarono di nuovo di conquistare Dara in un lungo conflitto che perdurò per un quadriennio; non ebbero successo nell’occasione, ma riuscirono a penetrare e a impossessarsi della cittadella fortificata nel 573. Nel 591 l’imperatore Maurizio (582-602) riuscì a stabilire una nuova alleanza con il re persiano Chosroe II (590-628) e Dara ritornò bizantina, tuttavia l’accordo ancora una volta fu di breve durata, giacché nel 605 il sovrano persiano ordinò di saccheggiarla e venne interamente distrutta.
1 La toponomastica delle città mutò rapidamente nel corso dei secoli II e III, in considerazione di rifondazioni e la conseguente acquisizione di nuovi statuti giuridici con il succedersi degli imperatori: Carrhae, fondata da Lucio Vero, divenne metropolis Antoniniana Aurelia sotto Caracalla (211-218), in epoca tarda Alexandriana; anche Singara fondata nella seconda metà del secolo II fu ridenominata Aurelia Septimia colonia Singara sotto Settimio Severo e di nuovo colonia Aurelia Septimia Severiana Singara sotto Filippo l’Arabo (244-249). Nisibis inizialmente Septimia colonia Nisibis metropolis (sotto Settimio Severo) divenne Iulia Septimia colonia Nisibis metropolis.
2 Il contingente militare fu ulteriormente rinforzato in epoca severiana, oltre alla coorte miliaria si aggiunsero numerose vexillationes legionariae. Per un contributo valido riguardante la documentazione materiale rinvenuta in loco si veda D. Feissel, J. Gascou, Documents d’archives romains inédits du moyen Euphrate (IIIᵉ siècle après J.-C.), Parigi 1989, pp. 535-561.