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I Romani oltre il Po e l'Oriente

Database prosopografico tra l'oriente e l'occidente

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HomeTitoliBucellarius / DoryphorusMVNDILAS (Μουνδίλας)
Bucellarius / Doryphorus MEDIOLANVM prima metà sec. VI (Or.)

MVNDILAS (Μουνδίλας)

17 Novembre 20197 Dicembre 2020Elena
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‘bucellarius’ (δορυφόρος 1 – Proc. Bella V 27,11, VI 4,3, 10,19)


1 Il termine δορυφόρος, con il quale è qualificato Mundilas, un militare protagonista nel conflitto tra Romani d’Oriente e Goti nella penisola italica, è riferito nell’opera di Procopius, autore di quasi tutte le notizie biografiche relative a Mundilas. Δορυφόρος nel campo semantico militare è parola che non possiede un’esatta corrispondenza nella lingua latina, letteralmente designa ‘colui che è armato di lancia, il lanciere’, ma in senso traslato anche la guardia del corpo. Tuttavia nello specifico ordinamento militare del mondo romano orientale designò il soldato con funzione di ufficiale all’interno dei bucellarii. I bucellarii si svilupparono a partire dalla tradizione germanica come guardie del corpo personali dei capi-guerrieri, nel mondo romano imperiale costituirono le unità di guardia che accompagnavano gli ufficiali più anziani (protectores domestici). Il δορυφόρος potè essere di qualsiasi componente etnica; dal secolo VI in poi svolsero anche funzioni di polizia e di esazione fiscale in alcuni casi. In Procopius l’uso fu estremamente ricorrente, sono attestate ben centodiciannove occorrenze (TPC, p. 136); lo storiografo generalmente utilizzò i termini δορυφόρος e ὑπασπιστής come termini technici a indicare due distinte classi di guardie del corpo. Precisò infatti in più circostanze che fra le guardie che venivano inviate in missioni militari rilevanti, alcune di queste erano messe al comando dell’unità, questi furono coloro che designò come δορυφόροι (a titolo esemplificativo si veda Proc. Bella II 19,2)  – cfr. ODB I, s.v. Boukellarioi, p. 316 (McGeer); J. Gascou, L’Institution des Bucellaires, BIFAO, 76 (1976), 143-156; J.F. Haldon, Byzantine praetorians. An administrative, institutional and social survey of the Opsikion and Tagmata, c. 580-900, Bonn 1984, 101 s.; T.S. Brown, Gentlemen and Officers: Imperial Administration and Aristocratic Power in Byzantine Italy, A.D. 554-800, Roma 1984, 88, 220; G. Ravegnani, Soldati di Bisanzio in età giustinianea, Roma 1988 (per Mundilas in part. 72, n. 8); O. Schmitt, Die Buccellarii. Eine Studie zum militärischen Gefolgschaftswesen in der Spätantike, Tyche, 9 (1994), 147-174; W. Liebeschütz, Warlords and Landlords, in P. Erdkamp (ed.), A Companion to the Roman Army, Oxford 2007, 479-494.
Prima metà sec. VI
PLRE IIIB, s.v. Mundilas, pp. 901 s.; RE XVI/1, s.v. Mundila, col. 559 (Ensslin); NP VIII, s.v. Mundilas, p. 473 (Tinnefeld); Cosentino II, s.v. Mundilas, 402; Parnell, Justinian’s men: the Ethnic and Regional Origins. Table A2.Non-Roman Soldiers, 301.
Proc. Bella V 27,11, VI 4,3, 10,19, 12,26-27,29-36,40-41, 21,3-12,27-39; Marcell. com. s.a. 539.
Mundilas fu senza ombra di dubbio un militare al servizio dell’esercito romano di origine ostrogota, ove ciò non risulta dichiarato dalle fonti lo rivela l’onomastica, giacché si tratta di un ipocoristico, ovvero la modifica fonetica di un nome proprio di persona, che si presenta come diminutivo dal tema germanico *mundu-, ossia ‘difensore’, composto con il suffisso ‘-ila’ che esprimeva la forma diminutiva; a cui si aggiunse la ‘s’ per processo di latinizzazione1.


1 Cfr. N. Francovich Onesti, I nomi degli Ostrogoti, Firenze 2007, 70, n. 198, s.v. Mundilo: se la desinenza del nominativo in -o è inusuale, frequente è invece la desinenza dei maschili ostrogoti in -a.

M. fu presentato per la prima volta durante la narrazione della resistenza di Roma nel 537, di fronte alla pressione dell’esercito goto alla città, che le milizie bizantine, capitanate dal generale Belisarius 1, riconquistarono nel dicembre dell’anno precedente.

La fonte, lo storiografo orientale Procopius, presente alle fasi salienti delle operazioni di ‘riconquista giustinianea’, ossia all’avanzata delle armate dei Romani in particolare in Italia (535-5532), non trascurò di descrivere le sortite che Belisarius ordinò per sfiancare l’assedio nemico a Roma (537) e una di queste fu condotta da M., uno dei suoi guerrieri più valorosi: ὀλίγαις δὲ ἡμέραις ὕστερον Βελισάριος Μουνδίλαν τῶν δορυφόρων τῶν αὐτοῦ ἕτερον, καὶ Διογένην, διαφερόντως ἀγαθοὺς τὰ πολέμια, ξὺν ὑπασπισταῖς τριακοσίοις στείλας […] (Proc. Bella V 27,11).

M. e Diogenes 3 furono dunque due δορυφόροι, guardie del corpo di Belisarius fra le più fidate, che si seppero distinguere nelle azioni belliche4 e che nell’occasione furono poste a capo di trecento altre guardie, scudieri5.

L’abilità di M. nel proteggere i luoghi assediati6 fu descritta in un altro brano tratto dall’opera di Procopius, che implicò un coinvolgimento diretto dello scrittore: καὶ ὁ μὲν ξὺν τῷ Μουνδίλᾳ τῷ δορυφόρῳ καὶ ὀλίγοις ἱππεῦσι διὰ πύλης ἣ Παύλου τοῦ ἀποστόλου ἐπώνυμός ἐστι, νύκτωρ διῆλθε […]ἐπειδή τε ἐς Ῥώμην οἱ ἀμφὶ Μουνδίλαν ἐπανήκοντες ἀφῖχθαι ἤδη Προκόπιον ἐς Καμπανίαν οὐδενὶ ἐντυχόντα τῶν βαρβάρων ἀπήγγελον (Proc. Bella VI 4,3). M., la guardia di Belisarius, con pochi cavalli uscì di notte dalla porta dedicata all’apostolo Paulus e quando tornò a Roma recò la buona notizia che Procopius era giunto in Campania senza incontrare alcuno dei barbari.

Il valore nel servizio valse al δορυφόρος M. l’assegnazione di una missione ancor più onerosa, raggiungere il nord della penisola italica. Agli inizi della primavera dell’anno 538, infatti, Datius, vescovo di Mediolanum, raggiunse l’antica capitale per chiedere a Belisarius che la sua città fosse liberata dal potere goto, se ciò fosse avvenuto – promise il vescovo – non soltanto Mediolanum, ma l’intera provincia di Liguria avrebbe prestato totale fedeltà all’imperatore. Belisarius in risposta inviò un migliaio di uomini verso la grande città transpadana (Proc. Bella VI 12,26) e Procopius narrò precisamente anche le tappe del viaggio: πλεύσαντες οὖν ἐκ τοῦ Ῥωμαίων λιμένος Γενούᾳ προσέσχον […] ἔνθα δὴ τάς τε ναῦς ἀπολιπόντες καὶ ὁδῷ πορευόμενοι πρόσω ἐχώρουν, […], ὅπως ἂν Πάδον τὸν ποταμὸν διαβαίνουσι […]ἐπεὶ δὲ τὸν Πάδον διαβάντες ἐς Τικηνὸν ˙ πόλιν ἀφίκοντο, Γότθοι αὐτοῖς ἀπαντήσαντες ἐς χεῖρας ἦλθον (Proc. Bella VI 12,29-31).

Viaggiarono per mare e salpati dal porto cittadino7 di Roma approdarono a Genua e da lì avanzarono via terra per attraversare poi il fiume Padus; la tappa quindi immediatamente successiva fu la città di Ticinum dove i due eserciti, dei Romani e dei Goti, si scontrarono.

I Romani risultarono vincitori, μάχης οὖν καρτερᾶς γενομένης ἐνίκων Ῥωμαῖοι (Proc. Bella VI 12,33), riconquistarono la prima significativa città fortificata nella Transpadana e si recarono rapidamente verso Mediolanum. M. fu tra coloro che entrarono vittoriosi nella città del vescovo Datius (Proc. Bella VI 12,36: Μουνδίλας τε καὶ Ῥωμαῖοι ἐς Μεδιόλανον πόλιν ἀφίκοντο καὶ αὐτὴν ἀμαχητὶ ξὺν Λιγουρίᾳ τῇ ἄλλῃ ἔσχον) e che non dovettero combattere per impossessarsi del controllo sulla città e sull’intera Liguria, secondo le parole dello storiografo.

Tuttavia proprio la difesa di quanto conquistato rappresentò il punto debole, gli uomini guidati da M. occuparono tutte le città fortificate nei dintorni, presero anche Bergomum, Comum e Novaria, ὁ Μουνδίλας πόλεις τε καταλαβὼν ἔτυχεν ὅσαι Μεδιολάνου ἄγχιστα οὖσαι ὀχυρώματα εἶχον, Βέργομόν τε καὶ Κῶμον καὶ Νοβαρίας καὶ ἄλλα ἄττα πολίσματα (Proc. Bella VI 12,40), ma, predisponendo presidî ingenti in ogni località, rimasero soltanto in trecento a Mediolanum, fra i quali M., Paulus (II) ed Ennas, comandanti rispettivamente alla testa di un contingente di milizie traci e isauriche: αὐτὸς δὲ τριακοσίους μάλιστα ἔχων ἐν Μεδιολάνῳ ἔμεινε, καὶ ξὺν αὐτῷ Ἔννης τε καὶ Παῦλος (Proc. Bella VI 12,40).

La risposta degli sconfitti non si fece attendere, i Goti tornarono affiancati da diecimila Burgundi, verosimilmente inviati dal re franco Teodeberto, figlio di Chilperic8, intenzionato a circuire il trattato di pace con i Romani, e assediarono Mediolanum.

La città diede prova di temporanea abilità difensiva, anche grazie alla resistenza della popolazione locale; Belisarius inviò contingenti di milizie in ausilio, ma questi, per motivi probabilmente di insubordinazione interna e di divergenze tra gli ordini da un lato imperiali10 e dall’altro del generale Belisarius, non oltrepassarono il fiume Padus. I civili e l’esercito in Mediolanum, abbandonati e stremati, furono costretti alla resa, i Goti entrarono nella città, la popolazione maschile fu quasi totalmente annientata11, le donne rese schiave e date in premio ai Burgundi12.

Procopius narrò il momento precedente alla resa romana con le seguenti parole: οἱ μὲν οὖν βάρβαροι πρέσβεις παρὰ Μουνδίλαν πέμψαντες ἐνδοῦναι σφίσι τὴν πόλιν ἐκέλευον, ἐφ‘ ᾧ ἀπαθεῖς αὐτός τε καὶ οἱ στρατιῶται κακῶν μείνωσιν (Proc. Bella VI 21,27.28). I Goti promisero dunque a M. che a fronte di una consegna a loro della città avrebbero garantito l’incolumità a lui e al suo seguito.

M., sempre assecondando la narrazione dello storiografo, non accolse favorevolmente la proposta dei nemici, anzi tenne un discorso all’esercito invitando a non arrendersi proprio in nome dell’orgoglio romano; queste furono le ultime parole della sua perorazione:

φημὶ δὲ χρῆναι ὡς ἄριστα ἐξοπλισαμένους ἡμᾶς ἅπαντας ἐπὶ τοὺς πολεμίους οὐ προσδεχομένους χωρεῖν. δυοῖν γὰρ ἡμῖν περιέσται θάτερον ‧ ἢ τὴν τύχην ἐφ᾽ ἡμῖν  εἰργάσθαι τι κρεῖσσον ἐλπίδος ἢ τελευτῆς τετυχηκότας εὐδαίμονος εὐκλεῶς μάλιστα τῶν παρόντων ἀπηλλάχθαι κακῶν. Μουνδίλας μὲν τοσαῦτα εἶπε, τῶν δὲ στρατιωτῶν ὑποστῆναι τὸν κίνδυνον οὐδεὶς ἤθελεν, ἀλλ᾽ ἐφ᾽ οἷς παρεκάλουν οἱ πολέμιοι σφᾶς τε αὐτοὺς καὶ τὴν πόλιν ἐνέδοσαν (Proc. Bella VI 21,36-39).

La guardia di Belisarius esortò dunque i militi a marciare sui nemici impreparati, a fronte di due esiti: una sorte favorevole oppure una morte serena, migliore di ogni speranza, giacché gloriosa liberazione dai mali presenti; dopo che M. si espresse così nessuno comunque volle esporsi al pericolo e si arresero insieme alla città di fronte a quanto offerto dai nemici.

Il risultato fu quella strage cui sopra si è accennato; M. dopo essere stato imprigionato fu probabilmente mandato a Ravenna, insieme a Paulus, così scrisse altra testimonianza coeva, Marcellinus comes: Gothi Mediolanum ingressi muros diruunt praedamque potiti omnes Romanos interficiunt, Mundilam Paulumque duces abducunt Ravennam (Marcell. com. s.a. 539). Dopo questa breve annotazione cronachistica si persero le loro tracce, nemmeno Procopius fece un’ulteriore menzione.


1 PLRE IIIA, s.v. Fl. Belisarius 1, pp. 181-224.

2 Tuttavia Procopius fu presente nei primi cinque anni dell’avanzata nella penisola italica, senza soluzione di continuità (535-540).

3 PLRE IIIA, s.v. Diogenes, pp. 400 s.

4 Cfr. Proc. VI 10,19: Λογγῖνος δὲ Ἴσαυρος καὶ Μουνδίλας, οἱ Βελισαρίου δορυφόροι, διαφερόντως ἐν ταύτῃ τῇ μάχῃ ἠρίστευσαν.

5 Sulla precisione nell’indicazione del dato numerico di armati da parte di Procopius sono state avanzate perplessità a volte; senza trascurare tuttavia che la posizione dello storiografo in quanto segretario-consigliere di Belisarius difficilmente lo portò a stime errate. Per le due differenti interpretazioni cfr. H. Elton, Military Forces, in Ph. Sabin, H. Van Wees, M. Whitby, Cambridge Companion of Greek and Roman Warfare, II, Cambridge 2007, 282; D.A. Parnell, Justinian’s Men: carrers and relationships of Byzantine army officers, 518-610, Londra 2017, 18.

6 Mi sembra lecito suggerire la possibilità di un nomen omen, considerata l’abilità di Mundilas nella difesa dei luoghi assediati descritta nelle fonti e l’etimologia del nome, in precedenza spiegata.

7 I porti, di contesto romano, cui avrebbe potuto riferirsi Procopius furono tre: l’antico sistema portuale realizzato in Ostia antica; la prospiciente area, sulla riva opposta del Tiber, denominata Portus (menzionata espressamente soltanto in tre occorrenze nell’opera procopiana – TPC, p. 360: ventisette occorrenze totali per il lemma, ma soltanto tre a indicare il toponimo associato alla località sviluppatasi di fronte a Ostia – ma alla quale lo storiografo dedicò un intero capitolo descrittivo, cfr. Proc. Bella V 26, nel quale ricordò che i Goti si impossessarono di questo spazio nel 537, recuperato dai Romani soltanto un anno dopo); infine il porto interno alla città, oggi individuato nell’area del Lungotevere de’ Cenci. Si ritiene presumibile che con l’uso del sintagma ‘porto dei Romani’ Procopius alludesse proprio a quest’ultima area, in considerazione al momento storico di cui stava trattando nel brano considerato (Proc. Bella VI 12,29-31 – primavera del 538, quindi con Portus forse ancora in mano gota), inoltre e aspetto ancor più importante l’usus dello storiografo, che precisò sempre la denominazione dei punti di sbarco (da Portus di cui si è scritto sopra a Ostia, che ricorre una decina di volte nell’opera – TPC, p. 320). Per approfondimenti sulla forma urbis di Roma negli anni centrali del secolo VI si veda, con riferimento anche al porto interno e alla collocazione in un edificio tetrastilo di una ‘nave arcaica’, che Procopius descrisse come ‘nave di Enea’: P.L. Tucci, Dov’erano il tempio di Nettuno e la nave di Enea?, Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma, 98 (1997), 5-42 (in part. 35-42); M. Ghilardi, ‘Com’essa sia fatta io, che l’ho vista, vengo a riferire’. La città di Roma nel De Bello Gothico di Procopio di Cesarea, in E. Plebani (ed.), Società e cultura in età tardoantica e altomedievale. Studi in onore di Ludovico Gatto (Romanobarbarica. Contributi allo studio dei rapporti culturali tra mondo romano e mondo barbarico, XIX, 2006-2009), Roma 2009, 109-135; P. Cesaretti, Due agnizioni per Procopio, RSBN, n.s. 46 (2009), Roma 2010, 3-31 (in part. 23-31). Per una considerazione anche del simbolismo utilizzato da Procopius nella rappresentazione di Roma:  P. Cesaretti, Le chiavi di Roma. Un Leitmotiv narrativo in Procopio di Cesarea, in AA. VV., L’officina dello sguardo. Scritti in onore di Maria Andaloro (I. I Luoghi dell’Arte), Roma 2014, 297-303.

8 PLRE IIIB, s.v. Theodebertus, pp. 1232 s.

9 Cfr. Parnell, Justinian’s Men, 107-110. Lo stesso Procopius raccontò che Mundilas inviò un soldato di nome Paulus (omonimo, ma non identificabile con il Paulus del quale si è già scritto in quanto a capo dei Traci nella spedizione di Mundilas, altrimenti Procopius avrebbe fornito qualche ulteriore dettaglio) per convincere le truppe mandate in soccorso e ferme sul fiume Padus a seguirlo per portare soccorso in Mediolanum, ma queste non lo seguirono (Proc. Bella VI, 21,3-12).

10 In realtà l’imperatore Giustiniano I (527-565) probabilmente scrisse al re franco Teodeberto per cercare soccorso nella difesa della Liguria, ma la risposta fu intenzionalmente ritardata, tanto è vero che in una missiva datata al 547 Teodebaldo (547-555), figlio di Teodeberto, si scusò e manipolò la situazione a proprio vantaggio (epp. austr. 18: Domino inlustro inclito triumphatori ac semper Augusto, Iustiniano Imperatore, Theodobaldus rex […]), giacché nel 538, simultaneamente alla richiesta dell’imperatore, i sovrani austrasiani presero contatto con il Papato e le truppe burgunde agirono nel momento in cui Teodeberto fu certo di avere elementi di sostegno a fronte della loro invasione (ep. austr. 38).

11 Si veda per confronto il rapido cenno cronachistico in Mar. Avent. chron. a. 538: Iohanne Ind. I. Hoc consulatu Mediolanus a Gotis et Burgundionibus effracta est […].

12 Per la descrizione sintetica dell’assedio cfr. anche L.I.R. Petersen, Siege warfare and military organization in the successor states (400-800 AD): Byzantium, the West and Islam, Leiden-Boston 2013, 509-511.

Index nominum – Index geographicus – Index rerum notabilium

Index nominum

Βελισάριος Proc. Bella V 27,11, VI, 12,26,27;
Διογένης Id. Bella V 27,11;
Ἔννης Id. Bella VI 12,27,40;
Μουνδίλας / Mundilas Proc. Bella V 27,11, VI, 4,3, 10,19, 12,26-7,29-36,39-41, 21,3-12,25-39; Marcell. com. s.a. 539;
Παῦλος / Paulus Proc. Bella VI 12,27,40; Marcell. com. s.a. 539
Προκόπιος Proc. Bella VI 4,3;

Index geographicus

Βέργομον Proc. Bella VI 12,40;
Καμπανία Id. Bella VI 4,3;
Κῶμος Id. Bella VI 12,40;
Γένουα Id. Bella VI 12,29;
Γότθοι / Gothi Proc. Bella VI 12,31; Marcell. com. s.a. 539;
Ἴσαυροι (< Ἰσαυρία) Proc. Bella VI 12,26.27;
Λιγουρία Proc. Bella VI 12,36;
Μεδιόλανον (πόλις) / Mediolanum Proc. Bella VI 12,26,36,40,41; Marcell. com. s.a. 539;
Νοβαρία Proc. Bella VI 12,40;
Πάδος (ποταμός) Id. Bella VI 12,30.31;
Ravenna Marcell. com. s.a. 539;
Ῥώμη

< πύλη τοῦ Παύλου τοῦ ἀποστόλου

Proc. Bella VI 4,3, 12,29;
Ῥωμαῖος / Romanus Proc. Bella VI, 12,29,33,36; Marcell. com. s.a. 539:
Θρᾷκες (< Θρᾳκίας) Proc. Bella VI 12,26.27;
Τίκηνος (< πόλις) Id. Bella VI 12,31.

Index rerum notabilium

βάρβαρος Proc. Bella VI 4,3, 21,27;
κίνδυνος Id. Bella VI 12,38;
δορυφόρος Id. Bella V 27,11, VI 4,3, 10,19,
dux Marcell. com. s.a. 539;
ἐλπίς Proc. Bella VI 21,27;
ἱππεύς Id. Bella VI 4,3;
ὁδός Id. Bella VI 12,29,30;
ὑπασπιστής Id. Bella V 27,11, VΙ 12,27;
λιμήν Id. Bella VI 12,29;
μάχη Id. Bella VI 12,33;
murus Marcell. com. s.a. 539;
νηός Proc. Bella VI 12,29,30;
ὀχύρωμα Proc. Bella VI 12,40;
πολέμια Id. Bella V 27,11;
πολέμιος Id. Bella VI 21,36,38;
πόλις, πόλισμα Proc. Bella V 10,2, VI, 12,31,36,40, 21,27,39;
praeda Marcell. com. s.a. 539;
πρέσβυς Proc. Bella VI 21,27;
πύλη Id. Bella VI 4,3;
στρατιώτης Id. Bella VI 21,38;
τελευτή Id. Bella VI 21,37;
τύχη Ivi.
Francovich Onesti 2007 = Nicoletta Francovich Onesti, I nomi degli Ostrogoti, Firenze 2007, 70, n. 198.

Liebeschütz 2007 = John Hugo Wolfgang Gideon Liebeschütz, Warlords and Landlords, in P. Erdkamp (ed.), A Companion to the Roman Army, Oxford 2007, 479-494.

Ravegnani 1988 = Giorgio Ravegnani, Soldati di Bisanzio in età giustinianea, Roma 1988.

Parnell 2017 = David Alan Parnell, Justinian’s Men: carrers and relationships of Byzantine army officers, 518-610, Londra 2017, 18, 107-110, 176.

Petersen 2013 = Leif Inge Ree Petersen, Siege warfare and military organization in the successor states (400-800 AD): Byzantium, the West and Islam, Leiden-Boston 2013, 509-511.

Schmitt 1994 = Oliver Jens Schmitt, Die Buccellarii. Eine Studie zum militärischen Gefolgschaftswesen in der Spätantike, Tyche, 9 (1994), 147-174.

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