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I Romani oltre il Po e l'Oriente

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ARMENIA MINOR

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Vedasi ‘Repertori’ della provincia di Armenia
Fin dagli inizi del secolo II a.C. la regione delimitata a nord, nord-est, dal Caucaso, a ovest dal corso del fiume Eufrate, a est dalla depressione di Urmiah e a sud dalla catena del Tauro armeno, governata allora da dinastie di regnanti dipendenti dai Seleucidi siriaci, fu divisa in due parti: una occidentale (Armenia Minor per i Romani) e una orientale (Armenia Maior).

Nel corso della prima metà del secolo I a.C., Tigrane II (95 a.C.-55 a.C.), sovrano della dinastia degli Artassidi, riunificò politicamente il territorio ma, a seguito della seconda guerra mitridatica, dovette cedere il governo dell’area occidentale ai Romani. Nel 69 a.C. l’esercito romano, guidato dal proconsole Licinio Lucullo 1, conquistò la città di Tigranocerta 2 (Dio Cass. XXXVI 1.1b), eletta capitale del regno con Tigrane II, da cui derivò infatti il toponimo.

Dal momento in cui l’Armenia Minor fu sottomessa al potere romano, per un secolo, fino all’impero di Vespasiano (69-79), si alternarono diversi “sovrani-clienti” di Roma al governo del territorio3; infine nel 72, inclusa nella Galatia et Cappadocia, province confinanti, l’Armenia Minor divenne parte di una grande provincia senatoria di rango consolare (Dio Cass. XLI 63, XLIX 33,44, LIX 12; Strabo XII 3,1). Le terre e le città dell’Armenia Minor rimasero incluse nella provincia cappadoce-galata fino alla fine del secolo III4, quando Diocleziano (284-305) decise che fosse costituita una provincia autonoma.

L’epoca dioclezianea vide anche l’affermazione del Cristianesimo in Armenia 5, la Chiesa armena, parallelamente al tramonto del potere della dinastia dei regnanti Arsacidi, accrebbe il proprio potere e influì tanto sulla crescita culturale, con la creazione dell’alfabeto armeno (ca. 405), quanto sulla spinta alla preservazione dell’unità identitaria territoriale della provincia.

Sotto Teodosio I (379-395) di nuovo si confermò una bipartizione dell’Armenia Minor, con la creazione di un’Armenia I e un’Armenia II, ciascuna governata da un praeses a sua volta alle dipendenze del vicarius dioecesis Ponticae. Lo stesso imperatore nell’anno 387 ridefinì, in accordo con il sovrano sasanide, Šahpūh III (383-388), la divisione tra l’Armenia (I e II) romana e l’Armenia persiana; la dinastia persiana arsacide riuscì peraltro a mantenere il potere su entrambi i settori, giacché re Arsace III (378-390) detenne comunque il controllo sulla parte occidentale romana in qualità di alleato dell’imperatore6, mentre Cosroe III (384-389) governò la parte orientale persiana, nota in seguito con la denominazione di Persarmenia (PH V,1).

Le amministrazioni civile e militare romane furono comunque distinte, due duces furono infatti incaricati della massima autorità militare della diocesi pontica, uno dei quali appositamente destinato al presidio di Armenia I, Armenia II e Pontus Polemoniacus (dux Armeniae) (Not. dign. orient. XXXVIII 10-46). Fin dalla prima età imperiale le legioni stazionarono prevalentemente a Satala (od. Sadak, nell’odierna Armenia), nel territorio dell’Armenia I, e a Melitene (od. Eski Malatya, in Turchia meridionale), divenuta metropolis dell’Armenia II in epoca tardo antica, situata sul confine con la provincia cappadoce.

La successiva fase di riorganizzazione della provincia armena si svolse durante l’epoca giustinianea come diretta conseguenza del rinnovamento del conflitto contro i Persiani, si trattò infatti in sostanza di una riforma strettamente della struttura militare. Nell’Armenia Maior, Giustiniano (527-565) sostituì al dux (poi comes Armeniae) come comandante delle milizie uno στρατηγός, ovvero un generale cui diede un numero considerevole di truppe sufficiente a respingere gli attacchi dei nemici, e sottopose tutte le satrapie dell’Armenia Minor sotto il controllo di un magister militum. Theodosiopolis (od Erzurum, nella Turchia nord orientale) divenne la residenza del succitato comandante militare, sostituendo Melitene, precedente sede del comes Armeniae.

Con zelo particolare Giustiniano ordinò che fossero fortificati numerosi siti lungo le strade principali della provincia e lungo il limes orientale; i centri che beneficiarono maggiormente in questo senso furono Theodosiopolis a nord e Martyropolis a sud, nondimeno furono mantenute e restaurate le difese in Satala e Melitene, secondo una linea parallela e anteriore a quella Theodosiopolis–Martyropolis (Proc. Aed. III 2-4).

L’epoca giustinianea fu anche quella di un’ulteriore ampia riforma amministrativa del territorio armeno, che venne infine diviso in quattro province, tutte denominate Armenia (I-IV) e ognuna sottoposta all’autorità di un governatore (ἀρχόντες) (Iust. Nov. XXXVI, del 535).

A metà del secolo successivo l’Armenia accettò di essere governata dal califfato arabo, a condizione di poter mantenere la propria autonomia amministrativa interne e la struttura di rapporti diplomatico-feudali in essa costituitasi (“sistema naxarar”).


1 PIR² V L 206, p. 47.

2 Sito del quale non si hanno attestazioni con questa denominazione posteriori alla metà del secolo VII, identificato tuttavia in molti studi con la città bizantina denominata Martyropolis (od. Silvan / Meyafarqîn, in Turchia) (la ricostruzione fornita nel Barrington Atlas pone i due luoghi poco distanti l’uno dall’altro, tuttavia non coincidenti, M89 D3: Tigranocerta / D2: Martyropolis), a nord del corso superiore del fiume Tigri, a circa una sessantina di chilometri di distanza da Amida (Diyarbakiɾ). Una valida ricostruzione del dibattito sorto in merito all’individuazione del sito originario in R. Syme, Tigranocerta. A problem misconceived, in St. Mitchell (a c. di), Armies and Frontiers in Roman and Byzantine Anatolia. Proceedings of a colloquium held at University College, Swansea, in April 1981, Oxford 1983, pp. 61-70.

3 In particolare risulta fondamentale ricordare che dall’anno 63, quando l’imperatore Nerone (54-68) consegnò la corona d’Armenia a Trdat I, sovrano di dinastia Arsacide, tale dinastia, imparentata con l’omonima dinastia dei Parti iranici, detenne il controllo a fasi alterne sul territorio armeno fino al 244, quando si affermarono i Persiani Sasanidi.

4 Senza trascurare che fin dal secolo II ci furono momenti turbolenti, basti segnalare la campagna bellica avviata dall’imperatore Traiano (98-117) nel 114, che si servì come pretesto della detronizzazione del sovrano armeno Axidares da parte del re partico Òsroe I per avanzare con mire di espansionismo fino alle Indie, per stipulare nuovi accordi commerciali. Nell’ordine Traiano riconquistò la città di Arsamosata e poi proseguì, scendendo dalla sponda pontica, fino a Satala ed Elegeia.

5 Trdat III (290-330) nel 302 proclamò il cristianesimo come “religione di Stato”. L’evangelizzazione della popolazione armena e la formazione del clero della sua Chiesa fu opera di Gregorio “l’Illuminatore” (257-332).

6 La natura e l’origine del potere di questi sovrani (satrapi) si fondò su una complessa rete di rapporti diplomatici, conosciuta come “sistema naxarar”, che fiorì soprattutto durante il periodo di potere degli Arsacidi. I satrapi furono da un lato i vassalli di altri regnanti armeni o direttamente del “Re dei re” persiano e dall’altro foederati dell’imperatore romano – cfr. N. Adontz, Armenia in the period of Justinian. The political conditions based on the ‘naxarar’ system, N.G. Garsoïan (trad. ingl. a c. di), Lisbona 1970, pp. 88 s.

Vedasi ‘Bibliografia’ della provincia di Armenia
25 Aprile 2016
Elena
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