Sicuramente il primo collegamento con il mondo romano avvenne direttamente attraverso il contatto con la società comasca, giacché la strutturazione viaria romana avrebbe incontrato notevoli ostacoli nel collegare la Vallis Tellina con l’odierna Valchiavenna proprio a fronte della conformazione geografica, le principali soluzioni di comunicazione tra le due valli furono probabilmente fluviali e lacustri.
L’unico centro abitato documentato come risalente al secolo I nella Vallis Tellina fu Tellius (od. Teglio), inizialmente un castrum, infatti la denominazione originaria sarebbe stata Castrum Tellii, dalla quale derivò il nome della vallata intera e di cui rimarrebbe come unica traccia una torre1.
Tuttavia reperti attestanti un insediamento romano si trovarono anche in altri luoghi, non irrilevante a titolo esemplificativo fu quanto si scoprì presso l’odierno comune di Ponte in Valtellina, presso un locale vigneto furono trovate un’epigrafe (AÉ 1977, 326) e alcune monete databili all’imperatore Antonino Pio (138-161)2. L’iscrizione riguarda un legionario, Gaius Kaninius Sissius, che per comparazione con altra documentazione epigrafica rinvenuta sul territorio e con studi linguistici si è ritenuto che fosse originario di questa area geografica e, dopo essersi spostato forse anche verso le province orientali militando in una legio XXX, tornò nel suo luogo natìo dove trovò poco dopo onorata sepoltura.
I rinvenimenti archeologici attribuibili all’epoca imperiale romana evidenziano l’esistenza di diversi centri abitati; Ponte in Valtellina, ma anche Montagna in Valtellina, Poggiridenti, Tresivio e Castionetto sorsero tutti sul versante retico della valle, ovvero rivolti verso l’antica provincia romana di Retia (od. Svizzera), e furono tutti attraversati dalla Via Valeriana, un tracciato di età romana non segnalato dalle fonti itinerarie tardo antiche, ma soltanto perché è molto probabile che si trattasse di una strada secondaria visto il suo attraversamento longitudinale della valle oppure perché caduta in disuso nella tarda antichità.
La strada probabilmente fu costruita come continuazione della Via Regina, che partiva da Comum, costeggiando la sponda occidentale del Lacus Larius si raggiungevano prima Summolacus (od. Lago di Novate Mezzola), dove sorse poi l’abitato medievale che prese appunto il nome da Summolacus (od. Samolaco, in provincia di Sondrio), e poi Clavenna (od. Chiavenna), centro maggiore di età romana della Valchiavenna. Le diramazioni successive conducevano in Retia o a Curia (od. Coira, nel Cantone dei Grigioni) oppure verso l’odierna Val Bregaglia (dal Passo Maloja, di nuovo entro il Cantone dei Grigioni).
Il discreto numero di testimonianze numismatiche recuperate lungo tutta la tratta dimostra comunque una presenza romana, fosse anche prevalentemente transitoria a scopo militare, in un periodo cronologico compreso tra gli imperatori Augusto e Costantino I (27 a.C.-337 d.C.)3.
Il primo luogo di culto cristiano sorse nella località dove si ritenne che fosse stato martirizzato Fidelis, santo soldato convertitosi al cristianesimo alla metà del secolo V (Enn. de vita Beati Antoni 18), nella parte terminale del Lacus Larius entro il territorio di Summolacus. Summolacus peraltro dispose di un porto lacustre fin dall’epoca romana.
Il diacono del secolo VI Ennodius, che ricordò la vicenda di Fidelis, fu anche il primo ad utilizzare il termine Vallis Tellina, di cui ci pervenne notizia (Enn. de vita Beati Antoni 15: principe loco Tellinae vallis, quae id sortita est vocabuli, limen ingreditur […]).
L’insediamento dei Goti nella valle tra la fine del secolo V e gli inizi del VI garantì una fase di nuovo sviluppo nella costruzione di vie che collegassero con il nord; si ritiene infatti che risalga a questo periodo il tracciato noto con la denominazione Via Imperiale d’Alemagna, collegamento tra la Vallis Tellina e le odierne Valle di Cancano e Engadina4.
1 Cfr. G. Garbellini, Tellina vallis – Teglio e la sua castellanza: appunti di storia valtellinese antica e medievale, Villa di Tirano 1991, pp. 71-83 in particolare per la denominazione.
2 Cfr. D. Pace, Il veteranus Caius Kaninius Sissius, in “Notiziario dello IAV” 7 (2009), p. 34.
3 Cfr. A. Garzetti, La presenza romana in Valtellina e Valchiavenna, in E. Anati (a c. di), Le origini della Valtellina e della Valchiavenna: contributi di storia sociale dalla preistoria all’alto medioevo, Sondrio 1989, pp. 59-79 e il contributo attento, specie per l’archeologia del territorio, di A. Baruta, Un tratto di Via Valeriana nella storia, “Notiziario della Banca Popolare di Sondrio” 119 (2012), pp. 46-9.
4 Cfr. C. Pedrana, Sentieri e strade storiche in Valtellina e nei Grigioni dalla preistoria all’epoca austro-ungarica, Sondrio 2004, pp. 12-20.