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I Romani oltre il Po e l'Oriente

Database prosopografico tra l'oriente e l'occidente

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HomeOrienteLuogoBITHYNIAChalcedonABVNDIVS (ABVNDANTIVS)
Chalcedon COMVM Constantinopolis Episcopus MACEDONIA PONTVS seconda metà sec. V (Or.)

ABVNDIVS (ABVNDANTIVS)

14 Gennaio 201729 Novembre 2020Elena
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Episcopus Comensis (ca. 450-468)
Seconda metà sec. V
PCBE II/1, s.v. Abundius 1, pp. 5-7; BSS I, s.v. Abbondio, coll. 23-30 (P. Gini); BHL 15; CPL 2156;  Vies des saints 4, pp. 38 s.; DHGE I, s.v. Abonde (Saint), coll. 155 s. (U. Rouziès); Enciclopedia Cattolica I, s.v. Abbondio (santo), coll. 35-7 (A.P. Frutaz); Lanzoni, Le diocesi, pp. 978 s.; Maiocchi, Storia dei Vescovi di Como, pp. 42-67; Pasini, Dizionario dei santi della Chiesa di Milano, s.v. SS. Abbondio e Felice, vescovi, pp. 119-21; Savio, Gli antichi vescovi, pp. 281-5; Turazza, La successione dei Vescovi di Como, pp. 17-23.
Gesta syn. Constantinopol. a. 450, trad. lat. in P. Mouterde, Fragments d’actes d’un synode tenu à Constantinople (1930-1931), pp. 46-8; Leo. Epp. 69, 70, 71, 83, 88 (ACO II, 4, pp. 29-32, 42 s., 46), 97 (PL 54, coll. 945C-950B); Marcian. Aug. Ep. 8; Pulch. Aug. Ep. 9 (ACO II, 1,1, pp. 8 s.); Theod. Cyr. Ep. 181 ad Abundium (PG 83, coll. 1492-4); Vita Abundii (Mombritius, Sanctuarium, I, pp. 11-5; AA. SS Aprilis I, 2 apr., pp. 90-5); Martyr. Novocomensis, pp. 54-61; CIL V/2, 5402 (= BAC 1864, pp. 77-80; Barelli, RAC 30 (1887), p. 13).
Tutto ciò che possiamo sapere riguardo all’origine di Abundius, vescovo di Novum Comum a metà del secolo V, giunse a noi tramite un’agiografia medievale, realizzata in un periodo difficilmente precisabile tra il secolo VII e XIII. Subito nell’esordio del testo l’anonimo agiografo fornì le coordinate temporali e spaziali necessarie a una precisa contestualizzazione: Tempore quo Leo pontifex apostolatus summum apicem tenebat, Augustusque eius equivocus imperii monarchiam regebat, et Anatolius Constantinopolitanae urbis praesidebat cathedrae, […], Amantius comensis gregis curam sumpserat, ac Anastasius thessalonicensis episcopus fulxerat, beatus Abundius illius urbis egregius incola divina gratia providente transfretavit: Comumque adiit non sibyllini aut marini littoris, sed quod vicinia grati et piscosi lacus inundat at amoenat. Hic graeco et latino lepore affabilis ac sanctitatis titulis illustris sancti Amantii factus est familiaris, quos mutuus affectus alterni foederis tanto amore connexuit, ut foret ambiguum uter horum alterum magis diligeret (Vita Abundii – Mombritius, Sanctuarium, I, p. 11).

Il primo indicatore è il pontificato di Leone Magno (440-461), circoscrivendo ulteriormente il periodo è ricordato l’imperio di Leone I (457-474), ammesso che l’agiografo con il termine latino volgare equivocus 1 volesse intendere il caso di omonimia. Certamente un Anatolius fu patriarca di Constantinopolis nel periodo tra il 449 e il 4582 e secondo il breviario comense un Amantius fu vescovo della comunità locale circa tra il 420 e il 448, probabilmente anno della morte3.

L’episcopus thessalonicensis menzionato, Anastasius, fu patriarca tra il 435 e il 4514; Abundius sarebbe dunque originario proprio di Thessalonica, illius urbis, e fu destinato all’episcopato di Comum per coadiuvare e succedere a Amantius, quindi con buona probabilità nel 449, la sua grazia, greca e latina al tempo stesso, gli avrebbe permesso un apprezzamento della comunità comasca pari a quanto conseguito dal predecessore.

Tuttavia qualche studioso dubitò di questa origine: per la radice latina del nome5, prova tuttavia a mio avviso insufficiente vista la diffusa pratica di assegnare nomi latini anche in area orientale all’interno dell’Impero, forse in seguito alla scoperta nel secolo XVI a Comum, all’interno della chiesa a lui dedicata, di un’epigrafe iscritta in una croce e recante il testo seguente: Hic requiescit Abundius, episcopus Comensis, | ex urbe Nupsia 6. Oggi l’iscrizione risulta perduta e la lettura del testo della stessa mostra tutt’altro esito, giacché secondo l’edizione critica del Mommsen l’iscrizione sarebbe stata: Hic requiescit Abundius, episcopus Comensis, | qui vixit annos plus [—] | decessit [—] (CIL V/2, 5402), senza alcun minimo riferimento geografico.

Lo storico della Chiesa, Savio, ritenne che non fosse greco perché in una legazìone a Constantinopolis, sulla quale a breve mi soffermerò, Abundius e altri religiosi inviati con lui non parlarono in greco, ma si servirono di un diacono locale per la traduzione in greco: […] in Synodo […] Achille, diacono illius Ecclesiae, quam supra diximus, ex iussu episcopi sui, ut omnes intelligerent, ea quae dicebantur graece et latine vertente, Abundius et Aetherius episcopi, Basilius et Senator presbyteri dixerunt:[…] (Gesta syn. Constantinopol. A. 450, trad. lat. in P. Mouterde, Fragments d’actes d’un synode tenu à Constantinople (1930-1931), p. 46)7.

Sembra una tesi più verosimile rispetto alla prima, tuttavia il latino era ancora la lingua dell’amministrazione in Oriente, perché non avrebbe potuto essere anche la modalità espressiva a cui avrebbero dovuto attenersi i legati pontifici inviati per chiedere la convocazione di un concilio espressamente voluto dal pontefice di Roma? E per quale motivo anche la presenza di un diacono della Chiesa locale nel ruolo di interprete non avrebbe potuto essere una prassi?8.

Quale che sia l’origine di Abundius, orientale o addirittura transpadana, egli nella veste di vescovo di Comum dovette comunque raggiungere l’Oriente per volontà del pontefice Leone Magno, giacché partì come legato per Constantinopolis insieme a Aetherius, vescovo di Capua, e ai sacerdoti Basilius e Senator 9. La missione fu annunciata in un’epistola che il pontefice inviò all’imperatore Teodosio II (408-450), soltanto dodici giorni prima che egli morisse, il sedici luglio del 450: […] Ut autem salubribus curis velocior pleniorque auxiliante domino per vestrae clementiae fidem praestetur effectus, ad pietatem vestram fratres et coepiscopos meos Abundium et Aetherium, sed et Basilium et Senatorem presbyteros, quorum mihi devotio est probata, direxi, per quos quae nostrae forma sit fidei, manifestatis instructionibus quas misimus, possitis dignanter agnoscere, ut si Constantinopolitanus antistes in eandem confessionem toto corde consentit […] Dat. XVII Kal. Augusti Valentiniano VII et Avieno consulibus. (Leo. Ep. 69)10.

L’intento era quello di rafforzare la professione di fede affermata nel terzo concilio ecumenico di Ephesus (od. Selçuk, in Turchia), tenutosi nel 431 per condannare l’eresia nestoriana, che non riconosceva l’unione della natura umana e divina nell’unica persona di Cristo; oltre che di condannare definitivamente la dottrina dell’archimandrita costantinopolitano Eutychès 11, primo sostenitore del monofisismo, ovvero dell’affermazione dell’unica natura divina in Cristo.

Il Constantinopolitanus antistes cui si riferì sopra il pontefice romano sarebbe stato il patriarca Anatolius già menzionato, verso il quale Leone Magno nutriva forse più di un dubbio.

Tuttavia l’ambasceria, giunta quando sul trono della capitale orientale sedeva un nuovo imperatore, Marciano (450-457), riscosse pieno successo12, si riunì un apposito sinodo e tutti i membri conciliari sottoscrissero il documento dogmatico papale, noto poi come tomus Leonis.

I frammenti degli atti del sinodo, svoltosi il 21 ottobre 450, ci pervennero in tradizione bilingue siriaco-latina, nella traduzione latina esordirono proprio così: Die vicesimo primo Tesri prioris, Constantinopoli, sedentibus in basilicis baptismalibus Ecclesiae magnae sanctissimo Anatolio episcopo illius urbis cum sanctissimis episcopis Abundio episcopo Comensi, et Aetherio episcopo Capuensi, cum reverendissimis presbyteris Basilio Neapolitano et Senatore Mediolanensi, qui a Leone missi fuerant […] (Gesta syn. Constantinopol. A. 450, cit., p. 46).

L’esito positivo del sinodo si tradusse l’anno successivo nella convocazione del quarto concilio ecumenico di Chalcedon da parte dell’imperatore Marciano. Ancor prima il basileus e Pulcheria, sua moglie, scrissero a Leone Magno per confermare di aver accolto loro stessi favorevolmente la professione di fede sostenuta in occasione della legazìone, in data 22 novembre 450: Τῆι πρὸ δέκα Καλανδῶν Δεκεμβρίων ἐν Κωνσταντινουπόλει […] Ἐπιστολὴ Μαρκιανοῦ βασιλέως πρὸς τὸν ἀρχιεπίσκοπον Ῥώμης Λέοντα […] Περὶ τῆς σπουδῆς καὶ τῆς εὐχῆς τῆς ἡμετέρας οὐκ ἀμφιβάλλει ἡ σὴ ἁγιότης ὅτιπερ ἀληθῆ τὴν τῶν Χριστιανῶν θρηισκείαν καὶ τὴν ἀποστολικὴν πίστιν βεβαίαν διαμένειν βουλόμεθα καὶ παρὰ πάντων τῶν δήμον εὐσεβεῖ διανοίαι φυλάττεσθαι […] λοιπόν ἐστιν ἵνα εἰ ἀρέσκει τῆι σῆι ὁσιότητι ἐτὶ ταῦτα τὰ μέρη παραγενέσθαι καὶ τὴν σύνοδον ἐπιτελέσαι, τοῦτο ποιεῖν τῶι περὶ τὴν θρηισκείαν ἔρωτι καταξιώσηι. (Marcian. Aug. Ep. 8); Ἐπιστολὴ Πουλχερίας αὐγούστας πρὸς τὸν ἁγιώτατον ἐπίσκοπον Ῥώμης Λέοντα […] (Pulch. Aug. Ep. 9).

Abundius e gli altri delegati rientrarono in Italia prima del giugno 451, quando il pontefice scrisse tali parole a Marciano: Multam mihi fiduciam scribendi ad clementiam vestram, et litterae vestrae, quas veneranter accepi, et coepiscopi mei revertentes a Constantinopoli praebuerunt, non sola assertione verborum, sed ipsis iam operum effectibus demonstrantes, ad defensionem catholicae fidei divinum in vobis vigere praesidium (Leo. Ep. 83).

L’intervento di Abundius nel sinodo costantinopolitano non passò inosservato, giacché il coetaneo vescovo siriaco, Theodoretus Cyrensis, teologo, autore di una nota Historia Ecclesiastica a continuazione dell’opera di Eusebius Caesariensis, inviò all’episcopo di Comum una missiva entusiasta proprio in occasione del seguente concilio di Chalcedon: Domino vere amabili atque sanctissimo fratri Abundio, Theodoretus in Domino salutem. Comperi, quod vestra religio veram et apostolicam fidem pia mente conservet; et gratias egi Deo omnipotenti, quod religio, quae periclitabatur, renovata est per sanctitatem vestram, et venit in lucem (Theod. Cyr. Ep. 181 ad Abundium)13.

Al rientro in Italia in realtà Abundius fu nuovamente latore di un’epistola pontificia, ma questa volta in Transpadana.


1 Termine composto di aequus e vox.

2 ODC, s.v. Anatolius, p. 59; DHGE II, s.v. Anatole 9, coll. 1497-1500 (T. Camelot).

3 BSS I, s.v. Amanzio, coll. 932 s. (P. Gini).

4 DHGE II, s.v. Anastase 13, coll. 1444-6 (R. Aigrain).

5 Cfr. BSS I, s.v. Abbondio, col. 23.

6 Tale trascrizione del testo dell’epigrafe in DHGE I, s.v. Abonde (Saint), col. 155. Il carattere dubbio di questa lettura è dato dal fatto che al toponimo Nupsia non corrisponderebbe nessuna città antica, ammesso che non fosse corruzione di Nursia (od. Norcia).

7 Cfr. F. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia. La Lombardia, III, Torino 1971 (rist. ed. orig. 1913), p. 281; C. Marcora, La missione di S. Abbondio in Oriente come legato pontificio, “La Scuola Cattolica” 69 (1941), p. 69.

8 Ipotesi peraltro sollevata per contraddittorio retorico in C. Marcora, La missione. Op. cit.; P. Gini, Sant’Abondio: l’uomo e il santo, intr. in L. Balzaretti, Sant’Abondio: la basilica romanica di Como, Milano 1966, p. 13 scrisse: “non è più possibile, per mancanza di documentazione critica, accogliere integralmente il notiziario biografico tramandato dall’anonimo narratore della sua Vita – vissuto nel secolo undicesimo […]” e continuò sostenendo l’inverosimiglianza dell’origine greca di Abundius per il suo nome latino e perché nel sinodo di Costantinopoli egli parlò in latino secondo i frammenti degli atti citati e perché, secondo la stessa testimonianza, fece interpretare in lingua greca da un altro diacono la lettera di Leone. Tuttavia mi pare che tutto ciò non sia documentazione sufficiente ad affermare con assoluta certezza l’ignoranza della lingua greca da parte di Abundius. L’assunto relativo a “mancanza di documentazione critica” mi sembra che possa valere a sostegno di una tesi e parimenti anche del suo contrario: l’unico fatto storico accertato è che vi fu una missione a Constantinopolis, della quale fece parte anche Abundius. Per quale motivo un agiografo dell’undicesimo secolo avrebbe dovuto inventare ed espressamente citare un’origine tessalonicense rimane forse l’unico interrogativo suggestivo.

9 PCBE II/1, s.v. Aetherius, pp. 36-8; s.v. Basilius 4, pp. 258-60; PCBE II/2, s.v. Senator, pp. 2021-3.

10 Sono analoghe le formulazioni in altre due lettere che il pontefice inviò nello stesso periodo rispettivamente all’imperatrice Pulcheria e agli archimandriti di Constantinopolis: Ad Pulcheriam Augustam de Anatholio Episcopo […] ad effectum vero salubrium dispositionum velocius optinendum fratres et coepiscopos meos Abundium et Aetherium, sed et Basilium et Senatorem presbyteros, probatissimos viros […] (Leo. Ep. 70); Ad Faustum et cetera […] ne ergo, quod inter longinquas regiones accidere solet, in nimias dilationes tenderent veritatis examina, fratres et coepiscopos nostros Abundium et Aetherium, sed et Basilium et Senatorem presbyteros, probatissimos viros, ad piisimum principem cum sufficienti paternarum auctoritatum instructione direximus. (Leo. Ep. 71).

11 ODC, s.v. Eutyches, p. 577; s.v. Monophysitism, pp. 1104 s.

12 L’ottimo esito della spedizione fu divulgato subito anche dal pontefice stesso: Leo Paschasino episcopo (vescovo dell’odierna Marsala – Trapani): […] et totam Constantinopolitanam ecclesiam cum monasteriis omnibus ac multis episcopis noveris praebuisse consensum et subscriptionibus suis Nestorium vel Eutychen cum suis anathematizasse dogmatibus. (Leo. Ep. 88)

13 Invero forse soltanto il fatto che questa epistola fu scritta o tradotta in lingua latina potrebbe sostenere in modo più convincente la mancata conoscenza del greco da parte di Abundius, cfr. supra n. 8.

Abundius, al rientro da Constantinopolis, ricevette il compito di consegnare una lettera di papa Leone Magno all’allora vescovo di Mediolanum, Eusebius 1, perché fosse convocato un ulteriore sinodo nella  sua città con i coepiscopi dell’Italia settentrionale, prima del quarto concilio ecumenico. Così avvenne nell’ottobre del 451 e il documento fu sottoscritto anche da tutti i convenuti in Mediolanum, un’epistola di Eusebius al pontefice lo attesta: Nam recensita epistola beatitudine vestrae in sacerdotum Domini concilio, quam sanctus frater et coepiscopus noster Abundantius, et compresbyter meus Senator detulerant, agnitaque eorum narratione, sicut scripta vestra signaverant, rerum gestarum ordine continuo requisita est recitataque epistola, quam fidei assertione plene digestam, ad Orientem  dudum sanctitas vestra transmiserat […] et quia omnium maiorum fidei nobis antiquitus traditae tota puritate conveniunt, Domine sancte et beatissime pater, placuit omnibus, quorum subscriptio subter annexa nomina poterit declarare […] (Leo. Ep. 97).

Fra i sottoscrittori, in undicesima posizione si può leggere anche la dichiarazione del vescovo comasco, in questo documento registrato come Abundantius: Ego Abundantius episcopus ecclesiae Comensis, in omnia supra scripta consensi, et pro me et pro absente sancto fratre meo Asinio, episcopo ecclesiae Curiensis, primae Retiae, subscripsi: anathema dicens bis qui de incarnationis Dominicae sacramento impia senserunt (Leo. Ep. 97).

A Comum nel suo ruolo di vescovo Abundius operò molto attivamente, dalla fine del 451 fino alla morte, avvenuta secondo la maggior parte delle ipotesi nel giorno di Pasqua del 4682; il testo agiografico lo descrisse come strenuo avversario del paganesimo, ancora diffuso sulle sponde del lacus Larius (Vita Abundii – Mombritius, Sanctuarium, I, pp. 13-5).

Ottenne ampia fortuna postuma, non soltanto nel territorio diocesano da lui amministrato, ma anche nel ticinese, dove furono dedicate numerose chiese alla sua memoria.

La tradizione letteraria tardo medievale, a partire dal secolo XI, trasmise la notizia che Abundius fu il fondatore della chiesa dedicata a S. Eufemia nell’Isola Comacina, a riprova di una particolare predilezione del presule per una santa assai venerata in Oriente, in particolare in quel suo luogo d’origine, Chalcedon, sede di quel quarto concilio ecumenico che ebbe particolare valore per Abundius3.


1 PCBE II/1, s.v. Eusebius 6, p. 704.

2 Cfr. BSS I, s.v. Abbondio, col. 27. Il dies natalis nel giorno pasquale pare essere piuttosto un topos agiografico; tutt’oggi comunque è festeggiato il 2 aprile, giorno relativo alla deposizione o alla consacrazione a vescovo anziché alla dipartita, come usuale prassi per papi e vescovi, vedasi nel secondo caso il celebre esempio di Ambrosius episcopus Mediolanensis.

3 Cfr. P. Gini, Sant’Abondio. Op. cit., pp. 13-9.

Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium

Index nominum

Abundius, Abundantius (episcopus) Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Epp. 69, 70, 71, 83, 88, 97; Theod. Cyr. Ep. 181 ad Abundium; Vita Abundii; CIL V/2, 5402;
Achilles (diaconus) Gesta syn. Constantinopol. a. 450;
Aetherius (episcopus) Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Epp. 69, 70, 71;
Amantius (episcopus) Vita Abundii;
Anastasius (episcopus) Ivi;
Anatolius, Anatholius (episcopus) Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Ep. 70; Vita Abundii;
Asinius Leo. Ep. 97;
Avienus Leo. Ep. 69;
Basilius Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Epp. 69, 70, 71;
Eusebius Leo. Ep. 97;
Eutychès Leo. Ep. 88;
Faustus Leo. Ep. 71;
Leo/ Λέων (pontifex) Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Epp. 69, 70, 71, 83, 88, 97; Marcian. Aug. Ep. 8; Pulch. Aug. Ep. 9; Vita Abundii;
Leo (Augustus) Vita Abundii;
Μαρκιανός, Marcianus (βασιλεύς) Leo. Ep. 83; Marcian. Aug. Ep. 8;
Nestorius Leo. Ep. 88;
Paschasinus Ivi;
Πουλχερία / Pulcheria (αὐγοῦστα, Augusta) Leo. Ep. 70; Pulch. Aug. Ep. 9;
Senator Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Epp. 69, 70, 71, 97;
Theodoretus Theod. Cyr. Ep. 181 ad Abundium.

Index rerum sacrarum

ἀληθής/ veritas Leo. Ep. 71; Marcian. Aug. Ep. 8;
anathema Leo. Ep. 97;
antistes Leo. Ep. 69;
apostolatus Vita Abundii;
ἀρχιεπίσκοπος Marcian. Aug. Ep. 8;
basilica baptismalis Gesta syn. Constantinopol. a. 450;
beatitudo Leo. Ep. 97;
cathedra Vita Abundii;
Χριστιανός Marcian. Aug. Ep. 8;
coepiscopus Leo. Epp. 69, 70, 71, 83, 97;
confessio Leo. Ep. 69;
Deus, Dominus Leo. Epp. 69, 97; Theod. Cyr. Ep. 181 ad Abundium;
devotio Leo. Ep. 69;
divina gratia Vita Abundii;
dogma Leo. Ep. 88;
ecclesia Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Epp. 88, 97;
episcopus / ἐπίσκοπος Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Epp.70, 88, 97; Pulch. Aug. Ep. 9; Vita Abundii; CIL V/2, 5402;
εὐχή Marcian. Aug. Ep. 8;
fides apostolica/ πίστις ἀποστολική Leo. Epp. 69, 83, 97; Marcian. Aug. Ep. 8; Theod. Cyr. Ep. 181 ad Abundium;
frater Leo. Epp. 69, 70, 71, 97; Theod. Cyr. Ep. 181 ad Abundium;
grex Vita Abundii;
incarnatio Dominica Leo. Ep. 97;
missus Gesta syn. Constantinopol. a. 450;
monasterium Leo. Ep. 88;
pontifex Vita Abundii;
religio Theod. Cyr. Ep. 181 ad Abundium;
sacramentum Leo. Ep. 97;
sanctitas, sanctus Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Ep. 97; Theod. Cyr. Ep. 181 ad Abundium; Vita Abundii;
σύνοδος / Synodus Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Marcian. Aug. Ep. 8.

Index geographicus

Capuensis (<Capua) Gesta syn. Constantinopol. a. 450;
Comensis, Comum Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Ep. 97; Vita Abundii; CIL V/2, 5402;
Constantinopolitanus, Constantinopolis / Κωνσταντινούπολις Gesta syn. Constantinopol. a. 450; Leo. Epp. 69, 70, 83, 88, Marcian. Aug. Ep. 8; Vita Abundii;
Curiensis (<Curia) Leo. Ep. 97;
Mediolanensis (<Mediolanum) Gesta syn. Constantinopol. a. 450;
Neapolitanus (<Neapolis) Ivi;
Nupsia* CIL V/2, 5402;
Oriens Leo. Ep. 97;
Retia prima Ivi;
Ῥώμη Marcian. Aug. Ep. 8; Pulch. Aug. Ep. 9;
Thessalonicensis (<Thessalonica) Vita Abundii.

Index rerum notabilium

consul Leo. Ep. 69;
epistola / ἐπιστολή Leo. Ep. 97;
imperium Vita Abundii;
lacus Ivi;
lepos graecus et latinus Ivi;
graecus et latinus (loquela) Gesta syn. Constantinopol. a. 450;
monarchia Vita Abundii;
σπουδή Marcian. Aug. Ep. 8;
subscriptio Leo. Epp. 88, 97.
Gini 1966 = Pietro Gini, Sant’Abondio: l’uomo e il santo, introduzione in L. Balzaretti (a c. di), Sant’Abondio: la basilica romanica di Como, Milano 1966, pp. 9-20.

Gini 1984 = Pietro Gini, S. Abondio vescovo e patrono di Como, in AA. VV., S. Abbondio. Lo spazio e il tempo. Tradizione storica e recupero architettonico, Roma 1984, pp. 24-8.

Marcora 1941 = Carlo Marcora, La missione di S. Abbondio in Oriente come legato pontificio, “La Scuola Cattolica” 69 (1941), pp. 65-9.

Monneret de Villard 1914 = Ugo Monneret de Villard, L’isola Comacina. Ricerche storiche ed archeologiche, “Rivista Archeologica dell’antica Provincia e Diocesi di Como” 70/71 (1914), p. 18.

Mouterde 1930 = René Mouterde, Saint Abundius de Come et ses trois compagnons à un synode de Constantinople en 450, in “Analecta Bollandiana” 48 (1930), pp. 124-9.

Savio 1971 = Carlo Fedele Savio, Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni: La Lombardia, vol. III, Torino 1971 (rist. ed. orig. 1913), pp. 281-5.

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